
Negli ultimi anni tutta una serie di studi ha evidenziato un nuovo e pericolosissimo fenomeno di inquinamento dei fiumi europei in cui scorrono quantità rilevanti a di cocaina e antibiotici.
Un recente studio italiano, coordinato da Anna Capaldo dell’ Università Federico II di Napoli e pubblicato su Science of the Total Environment, ha dimostrato una elevata concentrazione di cocaina nei fiumi che altera il sistema nervoso e compromette la migrazione di alcune specie ittiche.
La rilevante quantità di cocaina e dei suoi derivati sciolta nei fiumi rende i pesci iperattivi e provoca lesioni muscolari, squilibri ormonali e danni alle branchie, anche perché, anche in quantità minime, si accumula nel cervello, nella pelle e nei tessuti.

Lo strumento principale delle ricerche è la misurazione delle acque di scarico nelle quali ci sono livelli rilevanti di cocaina e della benzoilecgonina (il cocainomane con le urine espelle cocaina pura per il 5-6%, e per il 50% sotto forma di un suo derivato la benzoilecgonina).
Uno studio dell’Istituto Mario Negri di Milano pubblicato nel 2018, ha dimostrato che ogni giorno il capoluogo lombardo scarica circa 400 grammi di stupefacenti, 6,5 chili di farmaci, 1,3 chili di disinfettanti e prodotti per la cura della persona, 600 grammi di sostanze plastificanti e 200 grammi di sostanze perfluorurate, oltre a 13 kg di nicotina e caffeina.

Le sostanze sono state rinvenute nella rete fognaria, nei fiumi Olona, Seveso e Lambro e anche nelle falde superficiali e dalla ricerca si è evidenziato che i depuratori non sono in grado di bloccare le droghe, i farmaci e i prodotti chimici per la cura del corpo, che restano anche nelle acque trattate e sono riversati nei canali e nei fiumi, già gravati dagli scarichi delle attività industriali e agricole.
Un precedente studio del 2005 dello stesso istituto, che aveva lo scopo di stimare il consumo di cocaina in base alla concentrazione della sostanza nelle acque reflue, rilevò che nel Po ogni giorno scorreva l’equivalente di quattro chilogrammi di cocaina (nel tratto a monte di Pavia si riscontrava la presenza dei residui di circa 40.000 dosi al giorno).
Uno studio dell’università di New York che sarà presentato in questi giorni alla riunione della Society of Environmental Toxicology and Chemistry ad Helsinki dimostra che Cresce l’emergenza inquinamento da antibiotici nei fiumi di tutto il mondo che in qualche caso superano i livelli di sicurezza di oltre 300 volte.
Durante la ricerca sono stati testati i fiumi di 72 paesi in sei continenti e gli antibiotici sono stati trovati nel 65% dei siti monitorati.
I prelievi sono stati effettuati in diversi siti lungo i fiumi e successivamente analizzati alla ricerca dei 14 antibiotici principali.
Il fiume più inquinato è in Bangladesh in cui il Metronidazolo, usato principalmente per alcune infezioni batteriche della pelle e della bocca, aveva un livello 300 volte maggiore rispetto a quello considerato di sicurezza
In tutti i continenti i limiti di sicurezza sono superati e l’antibiotico più trovato è stato il trimetroprim, che si usa per le infezioni urinarie e che era presente in 307 dei 711 siti testati mentre la ciprofloxacina è il farmaco che supera più volte i livelli di sicurezza, in 51 campioni.
Le situazioni più preoccupanti sono state rilevate in Bangladesh, Kenya, Ghana, Pakistan e Nigeria, mentre in Europa il sito più inquinato si trova in Austria.