
I deputati Riccardo Olgiati e Nicolò Invidia del Movimento 5 Stelle fanno il punto della situazione dopo le dimissioni dei vertici di ACCAM in seguito agli sviluppi dell’inchiesta “Mensa dei poveri”
Le recenti dimissioni del presidente della società ACCAM Laura Bordonaro, del consigliere Alberto Bilardo e del Presidente del Collegio Sindacale Gianfranco Sommaruga seguite poi da quelle dei tre consiglieri Fabio Tonazzo, Annalisa Carù e Gabriella Calvi secondo i due portavoce del movimento segnano il primo positivo passo verso il tanto prospettato cambio di rotta proprio come avevano auspicato pochi giorni fa sull’onda della nota inchiesta “Mensa dei Poveri”.

Per i due portavoce pentastellati, da quanto riportato dalla stampa, le indagini, avrebbero fatto emergere un sistema corruttivo che interesserebbe diversi elementi di spicco dell’ala lombarda di Forza Italia coinvolgendo imprenditori e amministratori di partecipate pubbliche ai quali sarebbero contestate diverse fattispecie di reato anche inerenti a consulenze false.
Olgiati e Invidia auspicano che dagli interrogatori emergano ulteriori elementi utili per chiarire l’intero consolidato sistema che si sarebbe venuto a creare a danno dei cittadini lombardi, ma in particolare, in questo caso, in danno dei comuni soci del consorzio ACCAM.
Sono anni che il movimento combatte attivamente l’operato della società ACCAM che gestisce lo smaltimento dei rifiuti del territorio dell’Alto-Milanese e del basso varesotto e “che ha prodotto bilanci costantemente in rosso e piani industriali rivelatisi inesorabilmente fallimentari” sostengono i due parlamentari.

“Ora finalmente il castello sembra essersi definitivamente sgretolato” sostengono in un comunicato i due portavoce e “alla luce di quanto emerso è verosimile immaginare che probabilmente queste condotte avevano l’unico obiettivo di procrastinare la chiusura dell’impianto senza che ce ne fossero reali presupposti tecnico-economici e nel frattempo soddisfare le ambizioni di chi con ACCAM perseguiva personalissimi interessi”.
“Non siamo certamente contenti di vedere società pubbliche, quindi di proprietà dei cittadini, amministrate in questo modo ma ora è il momento di capitalizzare al meglio questa situazione per ripartire da zero con volti nuovi e freschi ma soprattutto con un nuovo piano industriale che porti ACCAM a raggiungere quel cambio di paradigma che chiediamo da anni: la chiusura dell’inceneritore che non ha più senso di esistere!”
I due parlamentari pentastellati ritengono necessaria una gestione dei rifiuti del territorio votata alla massimizzazione dei profitti derivanti dal riciclo e un miglioramento della qualità della vita dei cittadini, ma soprattutto, dopo che la loro prima richiesta di azzeramento del CDA è stata puntualmente rispettata, ora insistono con una seconda volontà e proprio come nel primo caso si aspettano che anche in questo caso i comuni del consorzio che hanno accolto la prima richiesta li seguano, anche in considerazione del fatto che il movimento non ha rappresentanza all’interno dell’assemblea dei soci mentre loro saranno proprio tra i protagonisti delle scelte che indirizzeranno il futuro di ACCAM.
I due parlamentari chiedono la massima trasparenza, quella che in questi anni, secondo loro, è completamente mancata e che ha portato a questi disastrosi risultati e lo chiedono a partire già dalla prossima assemblea dei soci convocata per 21 maggio alla quale hanno chiesto di poter partecipare insieme anche ai loro Consiglieri Comunali del territorio direttamente interessati dai servizi di ACCAM.
“Che si decida di nominare un nuovo CDA o che si propenda per un Amministratore Unico, razionalizzando le risorse, visti i disastrosi bilanci societari, è per noi secondario – sostengono i due parlamentari- quello che pretendiamo è che le scelte siano trasparenti e fatte sulla base della competenza nella gestione societaria e di provata esperienza. L’unica strada per ottenere questo risultato è quella di emettere bandi pubblici ove una commissione tecnica valuti i profili dei candidati e colloqui pubblici finali per le scelte definitive”
Il loro auspicio è che ora si riparta da zero e che il compito del nuovo CDA o del nuovo Amministratore Unico sia quello di presentare un nuovo piano industriale credibile e sostenibile che porti alla chiusura dell’impianto al 2021, come stabilito prima dell’ultimo rinvio al 2027, o ancora prima se ce ne fossero le condizioni.
“Mai più nomine politiche, basta amici degli amici che hanno portato la società a queste condizioni di dissesto e che sembra essere stata incubatrice di un sistema basato sul più classico dei binomi politica-corruzione”.
Busto Arsizio 16 maggio 2019
Fabrizio Sbardella